giovedì 15 ottobre 2015

Come criticare un libro, meglio se si tratta di un “caso editoriale”


Dear Class,
questo è un giorno speciale. Dopo mesi di silenzio, dovuti ad impegni personali improrogabili (anche noi continuiamo a formarci e ad aggiornarci), torno a scrivervi.
Per questo nuovo debutto, che coincide un po’ anche con l’inizio del nuovo anno scolastico, scelgo di parlarvi di uno dei libri che di recente ha suscitato il mio interesse, sia per la posizione imperante nelle vetrine delle librerie, sia per il sorprendente risultato raggiunto in pochi mesi. Stiamo parlando de “La ragazza del treno”, un romanzo di Paula Hawkins, uscito in Italia a Giugno ma già campione di incassi in Inghilterra dalla data del suo esordio.
Lo scopo, questa volta, è utilizzarlo come esempio per fornire spunti di riflessione adeguati ad accogliere un “caso editoriale”, com’è stato definito, con il giusto metro di valutazione, che è giusto per noi e per nessun altro, ma imparando forse ad esprimere un giudizio in modo critico e ragionato. Criticare, infatti, non vuol dire per forza “parlarne male” ma esaminare accuratamente, valutare. Un buon modo per farlo è partire dall’analisi dal genere letterario che abbiamo di fronte. A volte un titolo può esserne la spia, mandandoci a dire qualcosa di ciò che quel grande contenitore di idee saprà raccontarci.

Frutto dell’inventiva di una giovane scrittrice esordiente, La ragazza del treno narra la storia di una donna comune, nella quale è facile identificarsi, una di quelle costrette a dividersi tra mille impegni e spesso a viaggiare per lavoro. Io per prima, pendolare da alcuni anni, mi ci sono riconosciuta, sebbene nulla di quanto accada nella sua vita si sia mai verificato nella mia realtà.
Rachel viaggia a bordo del treno che la trasporta tutti i giorni da casa al luogo di lavoro, Londra, attraversando case e quartieri residenziali nei quali divertirsi a curiosare sulla vita della gente che osserva. Ma una mattina accade qualcosa: un particolare, apparentemente banale, cattura la sua attenzione, infrangendo l’immagine di un quadretto familiare che è da tempo parte dei suoi viaggi e dei suoi pensieri. Una coppia che Rachel “spia”, mentre svolge parte della sua vita nel terrazzo che dà sulla stazione, all’improvviso racconterà lei qualcosa, trascinandola in un intreccio nel quale farà finalmente i conti con un passato recente scomodo e un passato remoto a dir poco ingombrante. Rachel non potrà più stare soltanto a “guardare”: da questo momento in poi entrerà in contatto con i suoi personaggi, che fino ad ora ha conosciuto solo nella sua immaginazione, all’interno di una storia avvincente, di quelle che mantengono viva l’attenzione.

Siamo di fronte ad un genere che in Letteratura si definisce thriller, un sottogenere di giallo, molto noto anche in ambito cinematografico, che cerca, mediante una tecnica ricca di anticipazioni e colpi di scena, di alimentare la suspense e la tensione necessarie a creare nel lettore forti attese. A un certo punto della storia, infatti, sembrerà di essere rapiti dalla stessa Rachel e catapultati nella sua dimensione, in cui realtà e immaginazione sembrano sovrapporsi e confondersi spesso. Ben scritto quindi, poiché rispondente al risultato finale.
Ma procediamo. Cosa può farne di un libro “un caso”, a parte il numero di copie vendute? L’originalità della sua trama? Le sue doti comunicative? Se siamo dei bravi scriventi (e non per forza scrittori), potremo sicuramente dire se un libro è scritto correttamente da un punto di vista linguistico, anche se è difficile che possa verificarsi il contrario: un libro, prima di essere pubblicato, è sottoposto a varie correzioni, per gli autori esordienti e inesperti spesso con l’aiuto di veri professionisti. Diverso può essere valutarne l’originalità: qui non vengono in sostegno soltanto le nostre conoscenze ma l’esperienza. Se siamo dei veri lettori e ci piace sfogliare un po’ di tutto, sicuramente avremo più elementi, più esempi a nostra disposizione per dire se quanto letto sia qualcosa di “diverso dal solito” oppure no. Un punto di partenza per l’analisi del libro di “quell’autore” potrebbe essere la conoscenza di altri testi dello stesso: si assomigliano tutti?
Però c’è qualcosa che fa la differenza. Quella che abbiamo definito “capacità comunicativa”: quanto il romanzo sia capace di arrivare ai più, per intenderci. Quanto sia in grado di trasmettere. Ci sono storie che ci appassionano perché capaci di trasportarci in un mondo parallelo, storie che ci proiettano nella vita che avremmo sempre desiderato, storie nelle quali ci identifichiamo fortemente e che ci danno qualche consiglio sullo spirito con il quale approcciarci all’esperienza che viviamo nella realtà. È in funzione di questo che esprimiamo il nostro grado di apprezzamento. Ma è chiaro che esso sarà sempre soggettivo.
Preso coscienza di una “buona scrittura”, quindi, occorre dire quanto la stessa abbia risposto a tutti gli altri elementi su citati.
La mia impressione sul libro in questione? Forse limiterei un po’ i giudizi molto positivi che gli gravitano intorno. Non è un capolavoro ma un buon lavoro, ricco di intrecci sicuramente ma, contrariamente a quanto sostenga il The boston Globe, credo che le “acque…della vita di periferia”, che vuole attraversare, a volte siano quasi surreali. Ma questo è un giudizio personale.
Provate ad esprimere il vostro.
Leggete sempre e confrontatevi!


Titolo: La ragazza del treno
Autore: Paula Hawkins
Pagine: 307
Edizione: Piemme
ISBN: 978-88-566-3777-9



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