Dear Class,
questo è un giorno
speciale. Dopo mesi di silenzio, dovuti ad impegni personali
improrogabili (anche noi continuiamo a formarci e ad aggiornarci),
torno a scrivervi.
Per questo nuovo debutto,
che coincide un po’ anche con l’inizio del nuovo anno scolastico,
scelgo di parlarvi di uno dei libri che di recente ha suscitato il
mio interesse, sia per la posizione imperante nelle vetrine delle
librerie, sia per il sorprendente risultato raggiunto in pochi mesi.
Stiamo parlando de “La ragazza del treno”, un romanzo di Paula
Hawkins, uscito in Italia a Giugno ma già campione di incassi in
Inghilterra dalla data del suo esordio.
Lo scopo, questa volta, è
utilizzarlo come esempio per fornire spunti di riflessione adeguati
ad accogliere un “caso editoriale”, com’è stato definito, con
il giusto metro di valutazione, che è giusto per noi e per nessun
altro, ma imparando forse ad esprimere un giudizio in modo critico e
ragionato. Criticare, infatti, non vuol dire per forza “parlarne
male” ma esaminare accuratamente, valutare. Un buon modo per farlo
è partire dall’analisi dal genere letterario che abbiamo di
fronte. A volte un titolo può esserne la spia, mandandoci a dire
qualcosa di ciò che quel grande contenitore di idee saprà
raccontarci.
Frutto
dell’inventiva di una giovane scrittrice esordiente, La ragazza
del treno narra la storia di una donna comune, nella quale è
facile identificarsi, una di quelle costrette a dividersi tra mille
impegni e spesso a viaggiare per lavoro. Io per prima, pendolare da
alcuni anni, mi ci sono riconosciuta, sebbene nulla di quanto accada
nella sua vita si sia mai verificato nella mia realtà.
Rachel viaggia a bordo
del treno che la trasporta tutti i giorni da casa al luogo di lavoro,
Londra, attraversando case e quartieri residenziali nei quali
divertirsi a curiosare sulla vita della gente che osserva. Ma una
mattina accade qualcosa: un particolare, apparentemente banale,
cattura la sua attenzione, infrangendo l’immagine di un quadretto
familiare che è da tempo parte dei suoi viaggi e dei suoi pensieri.
Una coppia che Rachel “spia”, mentre svolge parte della sua vita
nel terrazzo che dà sulla stazione, all’improvviso racconterà lei
qualcosa, trascinandola in un intreccio nel quale farà finalmente i
conti con un passato recente scomodo e un passato remoto a dir poco
ingombrante. Rachel non potrà più stare soltanto a “guardare”:
da questo momento in poi entrerà in contatto con i suoi personaggi,
che fino ad ora ha conosciuto solo nella sua immaginazione,
all’interno di una storia avvincente, di quelle che mantengono viva
l’attenzione.
Siamo di fronte ad un
genere che in Letteratura si definisce thriller, un
sottogenere di giallo, molto noto anche in ambito cinematografico,
che cerca, mediante una tecnica ricca di anticipazioni e colpi di
scena, di alimentare la suspense e la tensione necessarie a creare
nel lettore forti attese. A un certo punto della storia, infatti,
sembrerà di essere rapiti dalla stessa Rachel e catapultati nella
sua dimensione, in cui realtà e immaginazione sembrano sovrapporsi e
confondersi spesso. Ben scritto quindi, poiché rispondente al
risultato finale.
Ma procediamo. Cosa può
farne di un libro “un caso”, a parte il numero di copie vendute?
L’originalità della sua trama? Le sue doti comunicative? Se siamo
dei bravi scriventi (e non per forza scrittori), potremo sicuramente
dire se un libro è scritto correttamente da un punto di vista
linguistico, anche se è difficile che possa verificarsi il
contrario: un libro, prima di essere pubblicato, è sottoposto a
varie correzioni, per gli autori esordienti e inesperti spesso con
l’aiuto di veri professionisti. Diverso può essere valutarne
l’originalità: qui non vengono in sostegno soltanto le nostre
conoscenze ma l’esperienza. Se siamo dei veri lettori e ci piace
sfogliare un po’ di tutto, sicuramente avremo più elementi, più
esempi a nostra disposizione per dire se quanto letto sia qualcosa di
“diverso dal solito” oppure no. Un punto di partenza per
l’analisi del libro di “quell’autore” potrebbe essere la
conoscenza di altri testi dello stesso: si assomigliano tutti?
Però c’è qualcosa che
fa la differenza. Quella che abbiamo definito “capacità
comunicativa”: quanto il romanzo sia capace di arrivare ai più,
per intenderci. Quanto sia in grado di trasmettere. Ci sono storie
che ci appassionano perché capaci di trasportarci in un mondo
parallelo, storie che ci proiettano nella vita che avremmo sempre
desiderato, storie nelle quali ci identifichiamo fortemente e che ci
danno qualche consiglio sullo spirito con il quale approcciarci
all’esperienza che viviamo nella realtà. È in funzione di questo
che esprimiamo il nostro grado di apprezzamento. Ma è chiaro che
esso sarà sempre soggettivo.
Preso coscienza di una
“buona scrittura”, quindi, occorre dire quanto la stessa abbia
risposto a tutti gli altri elementi su citati.
La mia impressione sul
libro in questione? Forse limiterei un po’ i giudizi molto positivi
che gli gravitano intorno. Non è un capolavoro ma un buon lavoro,
ricco di intrecci sicuramente ma, contrariamente a quanto sostenga il
The boston Globe, credo che le “acque…della vita di
periferia”, che vuole attraversare, a volte siano quasi surreali.
Ma questo è un giudizio personale.
Provate ad esprimere il
vostro.
Leggete sempre e
confrontatevi!
Titolo:
La ragazza del
treno
Autore:
Paula Hawkins
Pagine:
307
Edizione:
Piemme
ISBN:
978-88-566-3777-9
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