lunedì 29 dicembre 2014

Il mercatino di Natale

I lettori, il Natale e qualche libro in più

L'atmosfera natalizia, ne esistono poche di magie così. Tutto è incantato, tutto è più bello. Persino una passeggiata in centro, persino una bancarella stracolma di cianfrusaglie. I mercatini di Natale sono il paradiso per chi in quest'atmosfera ama sguazzarci e, ammettiamolo, coinvolgono anche gli oramai numerosi “grinch”.
Insomma si è capito, noi per il Natale e la sua atmosfera andiamo letteralmente fuori di testa. Siamo le tipiche persone che vanno in giro con maglioni con renne e pupazzi di neve sopraelevati, alla Colin Firth in Bridget Jones per intenderci. Siamo quelle che i mercatini di Natale li adorano e li spulciano più e più volte. Ma, è necessario dirlo, non ci smentiamo neanche in queste occasioni. Tra quelle bancarelle vaghiamo alla ricerca disperata delle migliori: le bancarelle di libri.
Il Natale è decisamente il momento migliore per fare incetta di libri, comprarne in quantità industriale e leggerli in poltrona, senza mai rinunciare ad una cioccolata o ad un the bollenti.
E quale posto migliore per comprare libri se non le bancarelle? Soprattutto in questo periodo ce ne sono, fortunatamente, sempre di più e di ogni tipo. E per chi legge sono il vero luogo della perdizione: libri vecchi e nuovi, grandi classici e edizioni oramai introvabili di testi moderni, prezzi stracciati e odore di libro antico. Chi legge non ne può fare a meno, ha imparato con gli anni a conoscerle e a spulciarle a dovere. Chi invece non lo fa dovrebbe farlo.
Comprare ad una bancarella è completamente diverso dal comprare in libreria. Non è più bello o più brutto, è semplicemente un'altra cosa! In primo luogo perchè difficilmente si possono pretendere le pubblicazioni più recenti, sebbene, in molte città, esistano delle vere e proprie librerie”all'aperto”, e poi perchè ci si può imbattere in vere e proprie chicche.
Qualche sera fa una delle Readers era in giro per gli acquisti pre natalizi e, vedendo una bancarella di libri, ci si è fiondata su. Quale meraviglia si è offerta ai sui occhi! Libri antichi!!! Sempre più una rarità, ormai! Il banco era davvero ben fornito e così, tra una copia del” Vocabolario della Crusca”(edizione del 1750) e un “De Amicitia” di Cicerone, la nostra “intrepida” ha trascorso più di un ora, sfidando le temperature poco clementi, a sfogliare ed annusare le pagine di quei piccoli tesori.
Una bancarella di libri è decisamente una miniera d'oro. Anche il solo toccare e sfogliare libri che possano avere alle spalle chi sa quali e quante storie è per noi qualcosa di magico. E' vero, i libri nuovi sono belli, facili da sfogliare e profumati. Ma un libro vecchio è un'altra cosa. Ha un suo vissuto, che è poi il vissuto di chi l'ha sfogliato prima di noi. Trovare un libro vecchio vuol dire anche conoscere un'altra storia, un altro lettore. Potrai vedere su quali pagine si è soffermato di più qualcun altro, potrai scorgere qualche appunto o sottolineatura e notare, quindi, qualcosa in più di quel prezioso testo. Per non parlare di quando, e a noi Readers accanite compratrici è accaduto, capita di trovare tra le pagine una lettera o magari qualche bigliettino retrodatato. E allora leggendo il tempo si ferma e la mente comincia a viaggiare e a costruire storie che magari sono avvenute, o magari no. Ma ancora una volta la letteratura ha svolto il suo compito, ha concesso alla nostra mente un viaggio, una fantasia in più. 

The Readers

martedì 9 dicembre 2014

Quella magia chiamata letteratura




Avete mai letto Harry Potter? Noi sì, tutta la saga. Per questo motivo, quando abbiamo letto questo articolo di Repubblica, in cui si preannunciava il ritorno del novello "eroe dei due mondi", quello magico e quello "babbano", non abbiamo potuto fare a meno di gioire. Perchè Harry, la scuola di Hogwarts e tutti i personaggi che popolano le pagine dei romanzi della Rowling, creano dipendenza! Una dipendenza di quelle buone, che fanno bene all'animo.
J.K. Rowling colpisce ancora. I milioni di fans del famosissimo maghetto sono in trepida attesa. Dodici avventure inedite permetteranno a tutti gli appassionati di catapultarsi nel mondo magico di Harry Potter.
It's a kind of magic, cantavano qualche anno fa i Queen .Una specie di magia è quella compiuta da J.K.Rowling , scrittrice britannica, "mamma" di Harry Potter.
Leggere le avventure della " saga potteriana" è , infatti, un'esperienza da provare. I libri sono scritti bene, ottima anche la traduzione in italiano. Le storie non sono mai banali e i temi trattati si prestano a moltissimi spunti di riflessione. Una dipendenza che non è strettamente legata all'età, anzi.
Dal 1997, anno di pubblicazione del primo episodio della saga, ad oggi , il numero di fans è esponenzialmente aumentato.
Una storia senza tempo e fuori dagli schemi, potremmo di certo definire la saga come appartenete al genere fantasy, ma il vero prodigio è proprio la sua capacità di attrarre tutti i tipi di lettori, compresi quelli che sono soliti stare lontano da quel tipo di racconti (e una delle Readers ne è l'esempio lampante). Tutti leggono Harry Potter. La prima magia sembra proprio questa. La seconda è che, sebbene la saga si sia conclusa nel 2008, l'interesse nei confronti del mondo di Hogwarts non è scemato, anzi. La pubblicazione di questi mini racconti ne è la testimonianza. Sicuramente le serialità ed i temi trattati, con una forte valenza pedagogica, sono i suoi punti forti.
Nata come "favola" autoconclusiva ma che, grazie alla lungimiranza dell'autrice, si è arricchita è poi sviluppata lungo l'arco di undici anni. Sette libri, otto film.
Ci hanno messo tra le mani questo gioiellino della letteratura un bel po' di anni fa e, nonostante i tempi cambino, avanzi l'età, svanisca la speranza di ricevere la fantomatica lettera di ammissione a Hogwarts e di racconti entusiasmanti ne escano a bizzeffe, Harry Potter rimane sempre unico ed inimitabile.
Leggendo la notizia dell'incessante attività della Rowling è proprio a questo che abbiamo pensato:”Come può questa magia non finire mai?”.
Una storia sempre avvincente, mai banale, drammatica e divertente, capace di lasciare continuamente senza fiato, che fa della Rowling un'autrice che non riusciamo a non apprezzare. Trasmette positività sapere che i suoi libri continuano ad essere venduti e che le sue storie continuano a tenere incollati ad un sito milioni di ragazzi, anche appartenenti alle nuove generazioni. Ed è proprio questo che non può che consolarci: forse non tutto è perduto. Se ancora il maghetto riesce a far sognare vuol dire che la Rowling ci è riuscita, ha creato una storia senza tempo e senza spazio, esattamente come quella vissuta dai suoi personaggi. Tutti i bambini e tutti i ragazzi dovrebbero leggere Harry Potter, crescere senza la magia che si espande da quelle pagine è impensabile. Amicizia, sogno, bene e male, vero e fantastico, tutto in una sola storia. Un'ulteriore conferma della magia della letteratura, che trasmette tantissimo e non tramonta mai. E noi siamo con la Rowling, che tutto questo lo ha capito e non smette di scrivere per noi.
Buona lettura,

The Readers

mercoledì 3 dicembre 2014

Rassegna Stampa

Abbiamo deciso di dedicare una sezione del nostro blog a tutto ciò che, scritto da altri, ci ha in qualche modo incuriosito e che riteniamo sia giusto "pubblicizzare". 
Da quando è iniziata la nostra avventura abbiamo cominciato a "vagare" per il web molto di più, scoprendo siti, blog e gustosissime chicche decisamente da riproporre.
Articoli, interviste, consigli e materiale che decidiamo di commentare e condividere con i nostri lettori, partendo dall'idea che scambio e condivisione siano sempre alla base di una importante crescita. The Readers sono ovviamente sempre aperte ad accogliere consigli e scambi di opinioni.

Inauguriamo questa sezione "col botto" e vi proponiamo qualcosa che ci riguarda decisamente da vicino. Si parla di un sito, "UnderBiz" (http://www.underbiz.com/) , portale di finanza ed economia che, tra le altre cose, si occupa di start-up. Proprio in riferimento a ciò UnderBiz, scoprendo Libro Conduttore, ha deciso di intervistare The Readers. Oltre a consigliarvi vivamente la consultazione di questo a dir poco interessante contenitore culturale, vi riproponiamo l'articolo che, grazie anche alla professionalità di Rosy Merola, riteniamo possa far capire qualcosina di noi. 
Di seguito il testo dell'intervista.

Ancora una volta e come sempre, buona lettura!
The Readers

“Libro conduttore”: il caffè letterario virtuale di Francesca Romana Cicolella e Valentina Di Corcia

«Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo». Con questa citazione di Gianni Rodari, “The readers” – Valentina Di Corcia e Francesca Romana Cicolella – introducono i lettori nel loro blog “Libro conduttore”. Una citazione che, da sola, sintetizza e spiega il fine di quella che UnderBiz suole definire una “startup culturale”«Un viaggio nel mondo della lettura, dell’editoria e di tutto quello che gravita intorno ad essi», spiegano le due ideatrici che – con onestà intellettuale – puntualizzano: «L’inizio non è mai facile. Non c’è l’abitudine, non c’è certezza su cosa si stia facendo, c’è l’ansia della prima impressione. Però bisogna buttarsi….e che Start sia!».
Proprio per questo loro coraggio, per la passione, per il loro approccio colto senza essere pedante, UnderBizha deciso di sostenere – in questi primi suoi passi – “Libro conduttore”. Ciò, soprattutto, perché – oltre allo spessore umano e culturale di Francesca Romana e di Valentina – crediamo fermamente che leggere, informarsi, conoscere renda l’uomo libero. Così, contagiati da questa “affinità (e)lettive”, ci accomodiamo virtualmente nel loro “caffè letterario” – con le radici culturali ben radicate a Foggia, ma dallo sguardo cosmopolita – e iniziamo il viaggio insieme a “The readers” e che “Start sia!”:
Chi sono Valentina e Francesca Romana?
Siamo due studentesse di Lettere Moderne, lettrici accanite, amiche e compagne di avventura, fermamente convinte che la letteratura sia sinonimo di vita
Francesca Romana: Sono una giornalista, nata con la voglia di esserlo e con una inossidabile passione per i libri.
Valentina: Sono un’aspirante editrice, mi interessa tutto ciò che è con l’editoria e la cultura. Amo creare ed organizzare eventi culturali.
Ci siamo conosciute all’università, nell’ambito di una riunione di redazione per il giornale universitario che oggi insieme dirigiamo. Da quel momento in poi abbiamo cominciato a collaborare, come rappresentanti studentesche, soprattutto per l’organizzazione di eventi culturali nel nostro Ateneo. Non abbiamo mai smesso e con il passare degli anni siamo diventate grandi amiche, sappiamo unire idee e forze per trasformare le nostre idee in progetti concreti. Decisamente, non potevamo desiderare di meglio.
Cosa ha mosso in voi il desiderio di mettervi in gioco creando “Libro conduttore” e perché avete deciso di dare al blog questo nome?
Francesca Romana: Abbiamo sempre passato ore ed ore a parlare di libri, ad organizzare eventi ad essi legati, a studiare assieme e a lavorare gomito a gomito. Con il passare del tempo abbiamo imparato che le passioni bisogna viverle ed esprimerle fino in fondo. Così abbiamo cercato di scoprire cosa potesse legarci in qualche modo al mondo dell’editoria e, guardandoci un po’ attorno, abbiamo scoperto il fantastico mondo dei blog. Ci siamo rese conto che forse i nostri pensieri e le nostre idee potessero abbandonare le conversazioni private ed essere condivise. Abbiamo creato “Libro Conduttore” perché ci avvicina ancora di più alla nostra passione e ci permette di viverla attivamente giorno dopo giorno. L’idea del nome, devo essere onesta, è stata di Valentina. Insieme avevamo l’idea di base: ovvero un luogo che unisse libri, eventi, idee e pensieri, un filo conduttore fatto di libri.
Valentina: Dal momento in cui Francesca ed io ci siamo conosciute abbiamo scoperto di condividere una grande passione, la lettura! Abbiamo trascorso ore a parlare di libri, di autori. In passato abbiamo organizzato anche caffè letterari ed eventi legati alla scrittura. Libro Conduttore è la versione 2.0 di queste nostre esperienze pregresse. Mi ha fatto davvero piacere sentirti definire il nostro blog un “caffè letterario virtuale”, con questa definizione hai colto l’essenza di Libro Conduttore. Abbiamo deciso di creare un “luogo” in cui parlare di editoria e di tutto quello che gravita intorno ad essa. Un luogo in cui il libro diventa protagonista, ti prende per mano e ti conduce lungo i sentieri della conoscenza, del bello. Da qui l’idea di chiamare il blog “Libro Conduttore”.
Nel blog non vi occupate solo di libri, ma anche di eventi culturali. Quali sono gli aspetti che un evento o un libro devono avere per suscitare la vostra curiosità?
Francesca Romana: Al contrario di Valentina, per quanto riguarda i libri ho una certa propensione per tutto ciò che è letteratura italiana e francese. Adoro poi leggere di storia e, vista la mia professione, i testi d’impronta giornalistica sono i must della mia biblioteca personale. La caratteristica che un libro deve avere per suscitare la mia voglia di leggere è di certo una bella storia che faccia riflettere, che scavi un po’ dentro di me, che mi permetta di immedesimarmi in un personaggio e sentirlo mio amico. I romanzi sono il mio pane quotidiano e, quando sono ambientati in contesti storici interessanti, non possono non suscitarmi curiosità. A prescindere da tutto però, come tutti i lettori accaniti, quando sono in libreria mi lascio completamente trascinare dall’istinto: quando un libro ti attrae e non sai perché, devi solo portartelo a casa per scoprirlo. Per quanto riguarda gli eventi, invece, non ci sono aspetti fondamentali che possano attrarmi. Certo quando si parla di letteratura o storia sono in prima fila, ma cerco sempre di seguire quante più cose possibili. Anche perché partecipare agli eventi, a prescindere dagli argomenti, vuol dire sempre avere la possibilità di confrontarsi con gli altri. E questo è sempre interessante.
Valentina: Il discorso qui si complica un po’ perché Francesca ed io non abbiamo sempre gli stessi “gusti”. Io amo i grandi classici della letteratura, lei i testi di stampo giornalistico. Trovare un compromesso non è sempre facile. Il discorso cambia quando si tratta di autori emergenti, il fattore curiosità vince su tutto. Per quanto riguarda gli eventi culturali, invece, credo che abbiamo un” sesto senso”. Riusciamo a seguire/organizzare “situazioni” estremamente interessanti
Oltre ai libri, a cosa non potete rinunciare?
Francesca Romana: Agli amici, ai viaggi e alla possibilità di scrivere, anche solo pensieri buttati giù in un momento di emozione. Molte volte queste tre cose si uniscono, viaggiare con gli amici e poterlo raccontare. Credo che non riuscirei mai a fare a meno delle emozioni che una serata con gli amici o un viaggio regalano, una vita senza sarebbe vuota e non ci sarebbe possibilità di rialzarsi dai momenti peggiori.
Valentina: Agli affetti, quelli sinceri. Alla mia famiglia, alle interminabili telefonate con Francesca. Non potrei mai rinunciare al mare in estate e all’atmosfera magica che precede il Natale, alle serate con gli amici. Più di tutto, però, non potrei mai rinunciare al bello, non quello esteriore e spesso effimero. Parlo di una bellezza più profonda, quella che solo la conoscenza sa svelare ai tuoi occhi.
“Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l’accende, vado in un’altra stanza a leggere un libro”, affermava Groucho Marx, in un’epoca in cui ancora non erano stati inventati i “reality”. Condividete questo pensiero?
Francesca Romana: Onestamente anche io preferisco i libri alla televisione, ma non credo che questa sia in se uno strumento diseducativo. E’ diseducativo l’uso che se ne fa, sia dal punto di vista di chi la fa che da quello di chi ne fruisce. Se guardo ad oggi posso essere d’accordo con Marx, quella contemporanea dovrebbe per il 90% essere sostituita da buoni libri. Ma in generale penso che la televisione ben fatta, e penso a canali meno noti come Laeffe o Rai Storia, possa essere al contrario molto educativa. Soprattutto in un epoca in cui la lettura non è praticata da molti, la tv potrebbe insegnare molto. Non credo sia opportuno eliminarla, quanto più cambiarla.
Valentina: In linea di massima il pensiero “grouchano” non fa una piega. Devo però ammettere che non tutti i programmi televisivi siano da buttare. I nuovi canali tematici, ad esempio RAI 5, RAI STORIA, LAEFFE, sono davvero ben costruiti e offrono un buon palinsesto. Sento però la nostalgia di programmi come “A tutto volume”, ideato e condotto da una giovane Daria Bignardi, in cui il libro la faceva da padrone.
Con il proliferare dei diversi social network, gli italiani si sentono sempre più un popolo di poeti e di scrittori. Infatti, una citazione letteraria non si nega a nessuno (mea culpa). Alcuni, evidentemente, più preoccupati in merito al “mi piace” o “retweet, che rispetto all’uso corretto del congiuntivo o di altri “orrori” grammaticali. Vena letteraria che non lascia immune nemmeno giocatori di calcio e “vip”, che troviamo in libreria con le loro proposte editoriali. Senza scadere nello “snobbismo intellettuale”, tuttavia – nella maggior parte dei casi – è evidente che i loro libri sono pure e semplici operazioni di marketing studiato a tavolino. A due studentesse di Lettere Moderne con un’immensa passione e rispetto per la letteratura, cosa suscita tutto ciò?
Francesca Romana: Lo dico onestamente, mi innervosisce. Capisco l’operazione di Marketing e la necessità di lanciare in tutti i modi il personaggio del momento, però penso che fare editoria sia altro. Tanto più poi per il fatto che, la maggior parte dei personaggi in copertina, conoscono a stento il contenuto del testo. Non si tratta di snobbismo intellettuale, perché non stiamo “snobbando” opere letterarie ma testi che a mio parere non possono neanche definirsi tali. Purtroppo però tirano e permettono a molte case editrici di non chiudere battenti, cosa oggi all’ordine del giorno. Eliminarli forse non serve, possono essere classificati comunque come libri di intrattenimento e si fanno leggere, ma preferirei che se ne diminuisse nettamente la quantità.
Valentina: Premetto che non sarò morbida in merito. Sono convinta che ognuno di noi abbia un talento, chi è più capace, o fortunato, riesce a “praticarlo”. Difficilmente un essere umano è dotato di più talenti, figuriamoci poi se è in grado di metterli tutti a frutto. Quindi, cari “vip”, continuate a fare ciò che vi riesce meglio. La scrittura lasciatela a chi è più capace!
In occasione di un suo discorso, il Presidente Emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi – parlando del ruolo che dovrebbe avere la Cultura nel nostro Paese, aveva puntualizzato: «La Corte Costituzionale in una sentenza del 1986, ha indicato che la” primarietà del valore estetico-culturale non può essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici” e anzi indica che la stessa economia si deve ispirare alla cultura, come sigillo della sua italianità». Secondo voi, la ripresa economica e sociale del nostro Paese può passare attraverso lo sviluppo della cultura e del patrimonio artistico? Insomma, in antitesi con quanto affermato da altri in passato, può la cultura ‘dare da mangiare’?
Francesca Romana: Penso che per parlare di sviluppo bisognerebbe ripartire dalle basi, ovvero educare alla comprensione della cultura. Se solo se ne capisse un po’ di più l’importanza, potrebbe diventare forse la prima fonte di economia. Non è semplice per chi vorrebbe fare della cultura il proprio lavoro rispondere a questa domanda nascondendo la rabbia per un’italianità che maltratta l’immenso patrimonio che ha tra le mani. Però mi piace pensare che non tutto sia perduto. Probabilmente sarò una sognatrice ma sono fermamente convinta che si, la ripresa economica e sociale possa assolutamente passare attraverso lo sviluppo della cultura. La volontà di quelli che, seppur in pochi, ancora ci credono è forte e io credo che possa portare da qualche parte.
Valentina: La cultura, i Beni Culturali in genere, sono “l’oro nero” del nostro Paese. Purtroppo non sempre ce ne ricordiamo. Noi Italiani abbiamo un grandissimo difetto, siamo profondamente esterofili, non ci apprezziamo abbastanza e diamo per scontate le bellezze che tutto il mondo ci invidia. Questo è dovuto al nostro atavico senso di inadeguatezza. A questo dobbiamo aggiungere la pochissima considerazione che in Italia si ha di chi lavora nel campo della cultura, anche dal punto di vista occupazionale. Essere competitivi significa saper valorizzare e sapientemente utilizzare le proprie potenzialità. Le nostre sono il patrimonio artistico e paesaggistico. Basterebbe puntare su tutti quei giovani capaci che quotidianamente, anche a costo zero, danno il proprio contributo per mantenere vive arte e cultura in Italia. Quello che continuo a vedere, ahimè, è un progressivo sfruttamento di persone preparate e qualificate, il cui lavoro è spesso sacrificato a favore di colossali operazioni commerciali che di culturale hanno davvero ben poco.
Rimanendo nell’ambito dell’importanza della cultura come volano per lo sviluppo socio-economico del territorio, entrambe siete molto attive nell’ambiente universitario della vostra città, Foggia. Ad essere sinceri, quando si parla di Atenei, si dà sempre spazio ai “soliti noti”, troppo poco ad altri come quelli della vostra Regione. Eppure, c’è un “humus culturale” vivace, che si estende alle diverse forme della conoscenza (arte, musica, spettacolo, letteratura. Ma si stanno sviluppando anche tante giovani startup innovative). In base alla vostra esperienza, quali sono i punti di forza dei giovani pugliesi e di cosa hanno bisogno?
Francesca Romana: Sono stata la prima a rimanere sorpresa, una volta iscritta all’università, di fronte all’enorme opportunità che un piccolo Ateneo come il nostro può offrire a chi lo frequenta. Noi viviamo attivamente questa nicchia pullulante di cultura oramai da qualche anno e l’unica pecca è proprio il suo rimanere una nicchia. Siamo in tanti qui ad avere voglia di fare e di cambiare, ma questo territorio effettivamente non rende le cose semplicissime. Quello che manca ai giovani pugliesi, per come ho avuto modo di vedere, è il sostegno delle istituzioni. Troppo spesso ci snobbano, senza dare alcuna importanza alle iniziative che, non senza sacrificio, mettiamo in piedi. Il nostro punto di forza credo proprio sia la voglia di fare ma credo che quello che davvero ci contraddistingue è una sola semplice cosa: noi ci crediamo. Crediamo che la cultura possa diventare fonte di crescita anche dove c’è mafia, che un’università ancora giovane possa diventare grande e competitiva a livello nazionale, crediamo che rimanendo e non andando via si possa costruire qualcosa di importante. Forse è presunzione, ma penso che ”i grandi” dovrebbero prendere esempio da noi.
Valentina: I giovani pugliesi sono tenaci, brillanti e soprattutto si buttano anima e corpo in ciò che fanno. Non lo dico per partigianeria, è quello che constato quotidianamente da qualche anno a questa parte. Molti amici e colleghi hanno ottime idee ma non riescono a metterle in pratica per mancanza di fondi. Purtroppo gli spin-off creati in collaborazione con gli Atenei sono ancora troppo pochi. Bisogna a questo punto migliorare i rapporti con gli Enti, locali e non, e puntare all’internazionalizzazione. Non dico che dopo la laurea si debba fuggire via, anzi. Il modo migliore per restare e far crescere la propria realtà è acquisire esperienze, anche in Paesi stranieri e tornare a casa propria per mettere a frutto quanto appreso. L’Università può fare molto in questo senso.
Con l’avvicinarsi delle festività – posto che la scelta di un libro è sempre qualcosa di personale – c’è un libro che consigliereste di regalare?
Francesca Romana: Innanzi tutto il primo, più importante suggerimento è proprio regalare un libro. Poi, per quanto riguarda la scelta di un regalo, non è mai semplice. Io cerco sempre di scegliere qualcosa che ho letto e che per un qualche motivo mi faccia venire in mente la persona a cui devo fare il regalo. Ogni anno escono libri che vale la pena regalare, però a me piace tanto riproporre i grandi classici, oppure un libro che adoro e credo andrebbe letto, ovvero “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery. È semplice, leggero, ma fa riflettere tanto.
Valentina: Un grande classico della letteratura. Le vacanze di Natale ci regalano quel tempo libero e quell’atmosfera magica che difficilmente si riproduce in altri momenti dell’anno. E che predispongono alla lettura di testi, diciamo così, impegnativi.
Infine, «RICORDARE: Dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore», scrive Eduardo Galeano (“Il libro degli abbracci”). Mi rendo conto che, per due divoratrici di libri, è un’impresa quasi impossibile, ma lo stesso vi domando: c’è un libro che – quando lo leggete o, semplicemente, vi ritorna in mente – vi fa ripassare dalle parti del cuore?
Francesca Romana: Si certo, c’è sempre un libro che diventa la coperta di Linus di ogni lettore, quel libro che è sempre a portata di mano e che si risfoglia ogni tanto anche solo per guardarne le pagine, a mò di rifugio. Di libri preferiti io ne ho più di uno, ma ho avuto l’immensa fortuna di avere un nonno scrittore. I primi libri che ho letto sono stati i suoi, inutile dire come tutti siano perennemente dentro di me. Ma ce ne è uno che, ad ogni rilettura, mi fa emozionare. Si chiama “Il giorno del girasole”, è un testo teatrale legato ad un altro suo testo, il diario di guerra “…E la morte venne dal cielo”. Adoro questo testo perché offre uno spaccato di storia di Foggia e mette in scena la grandezza della speranza, che ha permesso alla nostra città di risollevarsi quando la guerra l’aveva rasa al suolo. Mio nonno mi ha insegnato che non bisogna mai smettere di credere in qualcosa e l’ha fatto tramite un libro, che è decisamente diventato quello che mi fa ripassare dalle parti del cuore.
Valentina: Domanda difficile…Non riesco ad individuarne uno solo. Ho almeno tre libri del cuore, ognuno legato a particolari momenti della mia vita. Per questo motivo stilerò qui di seguito una mini classifica e sotto ad ogni titolo spigherò il motivo di tale scelta :
- «Cronaca di una morte annunciata di G.G.Marquez»;
Ogni volta che lo rileggo spero ardentemente che il finale cambi e Santiago Nasar riesca a salvarsi. La prima volta che l’ho letto avevo quindici anni, posso considerarlo sicuramente il libro della mia adolescenza;
- «Piccolo mondo anticoAntonio Fogazzaro e Il Gattopardo di G.Tomasi di Lampedusa»;
Ricostruzione perfetta dell’Italia risorgimentale attraverso due punti di vista opposti. Il Risorgimento è da sempre il periodo storico che prediligo.
- «Un mese con Montalbano di A. Camilleri»;
Lo amo perché grazie a mio nonno, che me lo ha regalato, ho conosciuto la “penna” di Camilleri e quel meraviglioso ed intricato microcosmo che è il commissariato di Vigata.
E poiché, «fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza»[1], seguiamo, altresì,“Libro Conduttore”.
Rosy Merola – UnderBiz